La Leggenda del Falco e la Volpe
In un tempo lontano, quando l’uomo era ancora giovane, tutto il mondo era coperto dal ghiaccio. Solo un piccolo colle era stato salvato dalla morsa del gelo e su quel colle era cresciuta una possente quercia.
Era inverno e la quercia, priva delle sue foglie, sembrava una mano rinsecchita, protesa verso il cielo, quasi a chiedere aiuto. Ed, infatti, successe un bel giorno che il Signore guardò giù, proprio a quella quercia.
E quando i raggi del sole toccarono i rami dell’albero, a trovarsi nelle vicinanze erano due piccoli animali, un Falco e una Volpe.
“Sentire i raggi del sole così caldi tra le piume è davvero un piacere” pensò il falco, che si appollaiò i lisciarsi le penne tra i rami inondati di luce; “mhhh…. che bel calduccio” pensò anche la Volpe, che si accoccolò a pigroncellare tra le robuste radici della quercia.
“Eccovi qui tutti e due” disse il Signore, d’un tratto, destando il Falco e la Volpe che si stavano godendo quella calda parentesi d’inverno.
“vi ho chiamati perché siete i due animali più dotti del mondo” continuò “Tu, Falco, conosci alla perfezione il cielo e tutti i suoi abitanti, e con i tuoi occhi puoi vedere lontano”
E il Falco arruffò le penne per la contentezza e l’orgoglio.
“E tu, Volpe, sei una vera esperta delle cose della terra e delle tane profonde e tutti gli animali hanno una grande stima di te, sia quelli che dormono durante l’inverno sia quelli che attendono il ritorno della primavera con gli occhi bene aperti”
E la Volpe prese a leccarsi la coda e a lisciarsi il pelo per sembrare ancora più bella, tutta gonfia di quei complimenti.
“Vi ho scelti per compiere una grande impresa! Insieme dovete far tornare la primavera nel mondo!” Disse il Signore; e il Falco e la Volpe si guardarono l’un l’altro con fare interrogativo.
“Come possiamo fare, Signore, a far tornare la primavera?” chiese la Volpe.
“E’ impossibile” proferì secco il Falco.
“Non è impossibile” continuò, sereno, il Signore. “basterà che ciascuno di voi scopra dove si nascondono gli animali del bosco e li conduca qui, sotto le fronde di questa grande quercia”.
“E perchè dovremmo farlo?” chiese, ancora, la Volpe.
“Ognuno di loro possiede un pezzetto di primavera e per farla tornare me lo deve prima restituire!” sentenziò il Signore, adesso un po’ stizzito.
“Andate ora!” ordinò infine, quindi il raggio di luce si dileguò e il mondo ripiombo nella morsa del gelo dell’inverno.
Il Falco e la Volpe si guardarono l’un altro, poi, rispettivamente, il primo volò via, in direzione delle montagne di là della vallata, e la seconda corse tra i primi cespugli e si dileguò rapidamente tra le macchie di neve e di ghiaccio.
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Nei giorni seguenti tanto il Falco quanto la piccola Volpe furono molto, molto indaffarati, tantochè quasi non dormirono per una settimana per riuscire a convincere tutti gli animali a seguirli. Si può pensare che sia facile, infatti, convincere una simpatica marmotta: la si va a trovare nella sua tana, al calduccio, e davanti a te’ e pasticcini si fanno quattro chiacchiere”, ma una tipa testarda come l’aquila non la puoi “semplicemente” convincere presentandoti alla porta del suo nido in cima alla montagna, magari con un regalino per addolcire la visita.
Insomma: entrambi i nostri amici ebbero un bel daffare a radunare ai piedi della quercia tutti gli animali, proprio come il Signore aveva ordinato loro di fare; ma alla fine, vuoi perchè sia il Falco che la Volpe erano stati gentili, vuoi perchè il Signore -senza dire niente- aveva dato loro… una manina nell’impresa, sta’ di fatto che quando furono tutti ai piedi della quercia il cielo nuvoloso si squarciò di nuovo ed un raggio di sole caldo e seducente inondò la piccola collina e tutti gli animali… fu allora che il Signore parlò.
“Eccovi qui, amici, finalmente ci siete tutti e potete restituirmi la primavera! disse il Signore e tutti sentirono direttamente nel loro cuore una calda voce e capirono che era davvero quella del Signore.
“Però loro non ti hanno mai rubato la primavera!” esordì d’un tratto la Volpe.
“Non ho mai detto che me l’hanno rubata, piccola Volpe” continuò il Signore, con aria comprensiva, “ma ciascuno di loro ne possiede nel proprio cuore un pezzettino. Perchè essa torni ognuno deve rendermela… E’ molto semplice: sarà sufficiente che ciascuno di por pensi per qualche istante ai tempi in cui il sole risplendeva ancora in queste tranquille vallate”
Durò solo un istante; il cuore di tutti si colmò di immagini di gioia, di festa, di luce, di cuccioli, ed il calore che scaturì dai loro cuori tornò ad inondare il mondo e l’albero di quercia, come per magia, in un battibaleno fiorì di gemme.
L’aquila pensò al cielo azzurro, in cui le sue ali volevano tornare a librarsi, il capriolo immaginò un sottobosco verde di foglie e di erba dolce e morbida, la civetta sognò i tempi in cui ammirava la luna, così tonda e misteriosa, la rondine ai suoi piccoli che spiccavano i primi voli dal nido, lanciandosi nel vuoto, e anche tutti gli altri fecero lo stesso, ripensando, ciascuno di loro, al proprio piccolo “pezzetto di felicità”.
Le gemme sulla quercia divennero presto bacche e l’albero si riempì di foglie; il sole tornò a brillare nel cielo e anche il ghiaccio iniziò a sciogliersi. L’erba invase nuovamente il mondo e i colori del verde e dell’azzurro tornarono ad essere i signori incontrastati della natura e delle cose belle.
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Un anno dopo quel giorno memorabile, quasi per caso, in cima alla collina -che ora era diventata una montagna, perchè il ghiaccio, andandosene, aveva liberato una valle profonda centinaia e centinaia di metri- ai piedi di una imponente quercia ricolma di fiori e bacche si ritrovarono due vecchi amici, un Falco e una Volpe… non si dissero nulla, ma si guardarono e sorrisero ed un vento dolce e gentile iniziò a soffiare. Da quel momento il Falco e la Volpe stettero sempre insieme, come il pane e la marmellata.